In Sardegna c’è il sole a scacchi. MAXI retata
tra Cagliari e Nuoro.
Il bilancio di una vasta operazione della Magistratura Sarda è il
seguente:
168 le persone indagate delle quali 20 addetti a camere mortuarie finiti
agli arresti domiciliari.
E’ stato dato il compito alle
forze di Polizia e Carabinieri ( circa 150 militari ) che cercheranno di
fare luce nel torbido mondo dei servizi funebri in Sardegna in una indagine
denominata Caronte che trae origini nel lontano 2013 partendo dall’esposto presentato da un titolare
di un’agenzia funebre, che, si dice, rifiutando le richieste di pizzo fatte da
alcuni addetti delle strutture
sanitarie, sarebbe stato escluso dalla gestione dei servizi.
Il giro coinvolge i comuni di Cagliari, Quartu, Dolianova, Sanluri, Iglesias, Narcao e Isili.
Il giro coinvolge i comuni di Cagliari, Quartu, Dolianova, Sanluri, Iglesias, Narcao e Isili.
Gli indagati, filmati
dagli inquirenti presso gli ospedali di Cagliari, “consigliavano” alle famiglie
che si trovavano ad avere appena perso i proprio caro alcune agenzie funebri in
cambio “guadagnavano” le imbarazzanti cifre comprese tra i 20 e i 200 Euro. Prassi vecchia trita e ritrita tanto
da puzzare di stantio, ma sempre più odiosa.
Sarebbe inoltre emerso
che venissero chiusi i cofani prima dello scadere del periodo di osservazione
previsto per legge.
Ennesima ributtante e
triste situazione di sputtanamento della categoria che non ci può far altro che
provare rabbia e amarezza.
E’ senz’altro una delle
tante situazioni note ai più ma coperte da veli di omertà che prima o poi si
dissolvono lasciando enormi voragini di screditamento per una categoria che
fatica a più non posso per crearsi una reputazione professionale e di non
apparire come i soliti sciacalli che inseguono le ambulanze o che svolazzano
come neri corvi nei pressi delle camere mortuarie.
I 168 sarebbero stati accusati anche di truffa aggravata, falso in atto pubblico, peculato e induzione indebita continuata in concorso.
I 168 sarebbero stati accusati anche di truffa aggravata, falso in atto pubblico, peculato e induzione indebita continuata in concorso.
Tra gli indagati in libertà ci sarebbero i titolari di 11 imprese funebri
e i dipendenti di più di 40 agenzie funebri Sarde i quali meriterebbero, se risultati colpevoli, oltre
che tutte le accuse sollevate dalle indagini, anche una class action da parte della
categoria che di riflesso vede la propria attività inevitabilmente macchiata
nonostante le immani fatiche quotidiane per cercare di mantenere una
onorabilità conquistata con sudore e notti insonni.
La magistratura proceda
in fretta e con coscienza con le indagini non risparmiandosi di infliggere le
dovute e severe condanne a chi risulta colpevole ma anche scagionando con
altrettanta solerzia le imprese finite per errore in questo ciclone al fine di
preservarne l’onorabilità . La rispettabilità e l’onorabilità , ricordiamo, che è
condizione cardine sulla quale affondano le radici la grande maggioranza delle
imprese funebri di questo controverso paese.
Non ci dimentichiamo
anche della negligenza degli amministratori delle strutture ospedaliere
coinvolte le quali, colpevoli di sottovalutare i problemi inerenti alle camere
mortuarie, devono tali conseguenze anche alla scarsa vigilanza interna e alla
spregiudicatezza di troppi suoi operatori.
Ora è arrivato il
momento di dire basta, vergogna !!!
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